La vita

L’infanzia a Bra

Carlo Mosso nacque in Francia il 24 novembre 1931, a La Seyne-sur-Mer (presso Tolone), da emigrati italiani, e lì trascorse l’infanzia. Nel 1943, a causa del secondo conflitto mondiale, la sua famiglia fu costretta a ritornare in Italia. I Mosso si stabilirono a Bra (Cuneo):1 lì avvenne, per il giovane Carlo, il primo contatto con la musica. Il suo primo maestro fu un musicista locale, Paolo Copasso,2 che a partire dal 1947 gli impartì lezioni di teoria musicale, pianoforte e armonia e sorvegliò i suoi «primi tentativi di invenzione musicale»3.

L’apprendistato

Di lì a pochi anni, verso l’inizio degli anni Cinquanta, iniziò a frequentare il Conservatorio “G. Verdi” di Torino, ove studiò Composizione sotto la guida di Luigi Perrachio (1883-1966) e Felice Quaranta (1910-1992). Sempre a questi anni risale l’incontro con Massimo Mila, di cui seguì i corsi di Storia della musica. Nel 1956 beneficiò di un soggiorno di studio a Venezia, organizzato dall’Associazione Giovanile Musicale (A.Gi.Mus.): in questa occasione ebbe modo di incontrare Gian Francesco Malipiero e Giorgio Federico Ghedini, compositori che Mosso considerò come punti di riferimento durante tutta la sua carriera.4 A Bra, all’incirca nello stesso periodo, iniziò a scrivere periodicamente sulle pagine del quindicinale «La Zizzola», occupandosi di critica e divulgazione musicale. Non ancora diplomato, nel 1958 fondò insieme ad alcuni compagni di studi il Gruppo Sperimentale Giovani Compositori Torinesi, che tramite il proprio periodico («Il miraggio») ed eventi musicali dava voce ad una decisa critica verso le avanguardie musicali del dopoguerra esprimendo il disorientamento da esse provocato per la propria generazione. L’esperienza del Gruppo, che funse da momento di riflessione ed in seguito di temperamento di queste posizioni, durò per pochi anni (fino al 1961) e si sciolse nel momento in cui i fondatori raggiunsero ciascuno una autonoma personalità artistica.5 Non a caso proprio in questi anni Mosso concluse il proprio apprendistato: si diplomò dapprima nel 1959 in Musica Corale a Torino; poi nel 1961 in Composizione presso l’allora Civico Istituto Musicale “Nicolò Paganini” di Genova (oggi omonimo Conservatorio).

Da Torino ad Alessandria

Dal 1962 fino al 1974 fu bibliotecario del Conservatorio di Torino, ove si trasferì stabilmente dal 1963. Gli anni Sessanta segnarono per il compositore un periodo di grande notorietà nell’ambiente musicale del capoluogo piemontese: Mosso entrò in stretto rapporto con il Circolo “Toscanini”, con la Camerata strumentale “Alfredo Casella” e strinse una solida amicizia con I Solisti di Torino che eseguirono in molte occasioni sue composizioni. Supportato dalle favorevoli recensioni di critici tra cui Lidia Palomba e Carlo Parmentola, venne definito da Massimo Mila «il golden boy della musica torinese»6. A partire dal 1971 iniziò a dividersi tra Torino e Alessandria: lì venne chiamato dal suo ex insegnante Quaranta, allora direttore del neonato Conservatorio “A. Vivaldi”, a tenere la cattedra di Composizione. Dopo averlo affiancato come vicedirettore dell’istituto, ne assunse la direzione dal 1976, anno coronato dalla rappresentazione al Teatro Regio di Torino della sua azione coreografica La vita. Pantomima da due tele di Picasso. Ad Alessandria si trasferì definitivamente nel 1978, anno in cui conobbe e sposò Rosanna Verecondi. Questa ultima fase della sua vita, se da un lato si mostrò più appartata rispetto agli anni torinesi, dall’altra vide il compositore impegnarsi sul fronte della didattica (alla sua scuola si formarono compositori come Alberto Colla e Roberto Beltrami) e prodigarsi per la promozione e la crescita del proprio istituto. Qui Mosso non mancò di stringere amicizie profonde, tra cui meritano di essere menzionate – per i fortunati esiti che ebbero sulla sua produzione – quelle con il chitarrista e compositore Angelo Gilardino (*1941) e con il pianista Giorgio Vercillo (*1954). Si segnalò inoltre in questi anni per la sua attività musicologica: scrisse diverse voci per enciclopedie e dizionari, tra cui il DEUMM 7e Die Musik in Geschichte und Gegenwart (MGG), e pubblicò un saggio sull’opera italiana nel Novecento.8Smessi i panni di direttore nel 1985, tenne il Corso superiore di Composizione fino a pochi mesi prima della morte, avvenuta all’età di sessantaquattro anni, il 12 luglio 1995.

 

Giovanni Cestino

(ultimo aggiornamento: 14 luglio 2018)

 

 

Note
  1. Di seguito alcune precisazioni e integrazioni biografiche sulla famiglia di Mosso, ignote o tralasciate dalla bibliografia corrente: queste provengono dalla testimonianza di Rosanna Mosso, mentre luoghi e date di nascita dei genitori sono derivati invece da Boglione (2006, p. 71). I coniugi Mosso si erano conosciuti a La Seyne-sur-Mer, ove erano emigrati in momenti diversi: Michele (nato a Fossano, CN, nel 1891) era l’ultimo figlio di una numerosa famiglia di contadini; Cesira Grassi (nata a Lari, PI, nel 1896), aveva lasciato la Toscana intorno agli anni Venti per ricongiungersi con sua madre, che nel 1902 aveva abbandonato la famiglia per amore di un altro uomo, stabilendosi proprio a La Seyne-sur-Mer. A motivo del ritorno in patria dei Mosso nel 1943 stavano le difficilissime condizioni in cui si trovava quella zona della Francia negli anni in cui si inasprì il regime di Vichy: le spiagge, minate, non consentivano la pesca, e l’intera popolazione versava in terribili ristrettezze. Oltre al primogenito Carlo, i Mosso ebbero anche una figlia, Giorgetta, nata anch’essa in Francia nel 1934 e morta a Bra nel 1950, non ancora sedicenne, per cardiopatia acquisita: cfr. Boglione (2006, pp. 68 e 71); sono errate le informazioni biografiche fornite a proposito da Salvadeo (2002, p. 1), che spostano al 1944 la data di nascita e al 1957 la morte: quest’ultima è forse suggerita da una delle liriche per voce e pianoforte, Lode per una fanciulla morta, risalente a quell’anno e indicata in Santi (1997, p. 28) come «scritta per la morte della sorella». Sono attualmente ignote le ragioni che spinsero la famiglia a scegliere Bra come dimora.
  2. Sul periodo giovanile cfr. anche Romiti – Santi (2010, pp. 4-5); cfr. inoltre le testimonianze già citate, in particolare Boglione (2006); e Salvadeo (2002, pp. 3-6).
  3. In breve tempo divenne organista titolare della Chiesa di Sant’Andrea, ottenendo anche una retribuzione che, per quanto modesta, faceva in parte fronte alle difficoltà economiche della famiglia: cfr. ancora Boglione (2006, p. 70); presso la medesima istituzione religiosa offriva anche lezioni di canto ai membri della schola cantorum maschile: una foto lo ritrae insieme ai cantori in Berbotto (2006, p. 65).
  4. Il suo resoconto dettagliato di questa esperienza, da cui deriviamo addirittura la data esatta di questo primo incontro (8 settembre 1956), fu pubblicato sulle pagine del periodico dell’A.Gi.Mus.: cfr. Carlo Mosso, Piccolo diario veneziano, «AGIMUS», II/1, 1956, pp. 7-8. È bene precisare che il rapporto tanto con Ghedini quanto con Malipiero non superò mai la sfera epistolare. Mosso non ne fu mai allievo diretto, ma ebbe modo di farsi apprezzare per la sua profonda capacità introspettiva, manifestata in alcuni articoli dedicati alla musica dei due autori: cfr. Salvadeo (2002, pp. 28-46).
  5. Nei pochi ma interessantissimi articoli a sua firma, il giovane Mosso si profila come una sorta di teorico del Gruppo (che oltre a lui annoverava i colleghi Riccardo Marchetti, Alessandro Lanzi, Giorgio Agnetti e Giancarlo Chiaramello). Fu infatti lui a mettere per iscritto sia la presentazione iniziale che un lucido bilancio conclusivo, reso nell’ultimo numero: cfr. rispettivamente Carlo Mosso, Presentazione, «Il miraggio», I/1, 1959, pp. [1]-[2] e Id., L’esperienza di questi anni… Teoria e pratica, «Il miraggio», 3/1-2, 1961, pp. [1]-[2]. La nascita del Gruppo e le sue prime attività vennero rese note anche al di fuori dell’Italia, grazie ad un articolo apparso su «The Musical Quarterly», Saville (1960).
  6. Cfr. Massimo Mila, Tre prime esecuzioni assolute nel concerto del “Toscanini”, «La Stampa», 103/288, 16 dicembre 1969, p. 9 (poi in «Konservatorium», numero unico, 15 febbraio 1970, p. 12).
  7. Tra le quali spicca Carlo Mosso, «Variazione», in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti (DEUMM), diretto da A. Basso, Torino, UTET, 1984, vol. IV, pp. 664-672.
  8. Carlo Mosso, Il Novecento «storico», in Storia dell’opera, ideata da G. Barblan, diretta da A. Basso, vol. I, tomo II, Torino, UTET, 1977, pp. 589-627.

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